“C'erano dentro tutti, dai comunisti ai monarchici, passando per socialisti, azionisti e cristiano-popolari.
Era il Comitato di Liberazione Nazionale, il germoglio di un'Italia nuova che voleva lavarsi di dosso la vergogna d'una dittatura capace di trascinare il Paese alla catastrofe e alla sudditanza nei confronti del Nazismo.
Non credete a chi ne sminuisce il ruolo, a chi racconta che i partigiani erano quattro gatti, o che loro e i militi di Salò, in fondo, si equivalevano. Da una parte si rischiava grosso, dall'altra si intascava la paga e si godeva della protezione del potere, per quanto marcescente.
Certo, ci sono stati anche partigiani canaglie e fascisti galantuomini. Ma questo non cambia il senso storico di un movimento di popolo volto a rompere le catene, recuperare la dignità, battersi per una società più giusta e tollerante.
Se oggi abbiamo diritto di parola e di voto, e ce l'hanno persino i nostalgici dello sconfitto regime, è grazie ai volontari che hanno combattuto nelle nostre città e sulle nostre montagne. Rispetto e gratitudine a loro, solo pena per la malafede - o la crassa ignoranza - di chi considera il 25 aprile "divisivo" o tenta di adulterarne il significato.
È il giorno in cui, più di ogni altro, ci si può sentire fieri di essere Italiani.”
Enrico Brizzi
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